Si rimane meravigliati di fronte all’enorme ed antichissimo culto tributato a questo santo martire, a Camerino come in tutta l’Italia Centrale. Come pure si rimane interdetti alla lettura dei martìri subiti; Venanzio giovanetto di quindici anni apparteneva ad una nobile famiglia di Camerino, fattosi cristiano, lasciò tutte le comodità in cui era vissuto ed andò a vivere presso il prete Porfirio.
Venne ricercato dalle autorità pagane della città e minacciato di tormenti e di morte se non fosse ritornato al culto degli dei, in esecuzione degli editti imperiali. Venanzio adolescente per età, ma dalla forte personalità per la fede ricevuta, si rifiuta e quindi viene sottoposto a flagellazioni, pene di fumo, fuoco, eculeo (cavalletto), ne esce sempre incolume e per questo raccoglie conversioni fra i pagani curiosi e gli stessi persecutori.
Resta imprigionato e viene ancora tormentato con i carboni accesi sul capo, gli vengono spezzati i denti e mandibola, gettato in un letamaio, Venanzio resiste ancora, allora viene dato in pasto a cinque leoni affamati, ma questi gli si accucciano inoffensivi ai suoi piedi.
Ancora incarcerato, può accogliere ammalati di ogni genere che gli fanno visita ammirati ed imploranti, ed egli ridona a loro la salute del corpo e dell’anima, convertendoli al cristianesimo. Ormai esasperato, il prefetto della città lo fa gettare dalle mura, ma ancora una volta lo ritrovano salvo, mentre canta le lodi a Dio.
Viene legato e trascinato attraverso le sterpaglie della campagna e anche in questa occasione opera un prodigio, facendo sgorgare una sorgente da uno scoglio per dissetare i soldati, operando così altre conversioni.
Il 18 maggio del 251, sotto l’imperatore Decio o nel 253 sotto l’imperatore Valeriano, viene decapitato insieme ad altri dieci cristiani, mettendo così fine a tanti orrori, messi in atto da un popolo che dominava il mondo di allora, con la forza ma al contempo generando cultura, arte, diritto, civiltà. Questa ‘passio’, riportata negli ‘Acta SS.’ già nel secolo XI, è stata integrata nei secoli successivi, inserendo anche una fuga di Venanzio da Camerino, per sottrarsi ai persecutori, attraverso la Valnerina a Rieti e di lì a Raiano (L’Aquila), dove si trova una chiesa a lui dedicata.
Il martire venne sepolto fuori della Porta Orientale sul declivio est del colle a 500 metri dalle mura, sul quale venne edificata una basilica (sec. V), più volte riedificata nei secoli successivi, che è tuttora custode dell’Arca del santo, meta di secolare devozione.
Nel corso della storia millenaria della città, il suo nome e il suo culto, sono presenti dappertutto; nelle formule d’invocazione e nelle litanie dei santi dei vescovi camerinesi del 1235 e 1242, libri liturgici locali dei sec. XIV e XV, sigilli e monete coniate con la figura del santo, nella chiesa eretta presso la sorgente che sgorgò miracolosamente, a cui sono collegate due vasche, nelle quali venivano immersi lebbrosi e ulcerosi per impetrare la guarigione.
Con la Signoria dei Da Varano, fin dalla fine del 1200, san Venanzio subentrò come protettore della città di Camerino al santo vescovo Ansovino (m. 868). Nel 1259 durante la distruzione e il saccheggio di Camerino da parte delle truppe di Manfredi, le reliquie di san Venanzio furono asportate e depositate nel Castel dell’Ovo a Napoli; furono restituite alla devozione della città nel 1269 per ordine del papa Clemente IV.
La vicenda terrena dell’adolescente Venanzio suscitò una fioritura letteraria, drammi, oratori musicali, poemi, poemetti e carmi latini ed italiani. Solenni manifestazioni religiose, con toni oggi diremmo di folklore, sin dal 1200 si svolgevano a Camerino il 18 maggio, data della sua festa, e nei giorni vicini, coinvolgendo tutta la città con un palio, sfilata delle autorità e delle corporazioni, giostra della Quintana e altre corse, fiere, falò, processioni con la statua d’argento.
In campo artistico, sono innumerevoli le opere d’arte che lo raffigurano in affreschi, stampe, monete, sigilli, incisioni, medaglie, ricami, arazzi, statue, polittici, ecc. a cui si dedicarono tutta una serie di artisti dal Medioevo ai giorni nostri.
La bibliografia legata al santo martire, al suo culto e alle manifestazioni celebrative, è enorme, come pochissimi altri santi.